Social Commerce

Social Commerce: dall’ispirazione all’acquisto, tutto in un’unica piattaforma

 

Nel 2020, negli Stati Uniti, le vendite globali attraverso le piattaforme social media sono state stimate intorno ai 560 miliardi di dollari.

Le previsioni suggeriscono che il valore delle vendite derivanti dal social commerce raggiungerà circa 2,9 trilioni di dollari entro il 2026*.

La pandemia Covid-19, ha influito in maniera netta ed evidente sull’andamento globale del social commerce.

Da prima della pandemia ai mesi in cui è dilagata, la quota di intervistati che ha effettuato acquisti attraverso i social media è aumentata in media del 68% in tutto il mondo.

Tra le regioni incluse nello studio**, il Medio Oriente ha registrato la crescita più alta in questo periodo, con gli acquirenti dai social in crescita del 93%.
Segue il Nord America con il 68%, mentre l’Europa ha registrato un picco di utilizzo di circa il 59%.

Nel 2021, alla domanda su quale social network fossero più propensi a fare acquisti***, quasi un terzo degli acquirenti online globali ha indicato Facebook.
Nel gruppo Meta (ex Facebook, Inc.), Instagram si è classificato invece secondo, con il 23% degli intervistati che lo ha scelto come il più probabile da utilizzare per il social commerce.

 

Per molti però, la vera domanda è: “Che cos’è il social commerce?”

Di fatto, è il connubio tra e-commerce e social media, dove il contenuto creato per una piattaforma social viene utilizzato per facilitare e incentivare lo shopping online.
In pratica, in questo modo l’intera esperienza di acquisto si svolge in un unico luogo, dall’ispirazione, all’intento d’acquisto al check-out.

Esistono tre diversi modi per ingaggiare l’audience:

 

1) Content-driven
2) Experience-driven
3) Network-driven

 


Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

 

1) Content-driven: i contenuti creati da brand, influencer o utenti guidano la scoperta, il coinvolgimento e l’azione reale. Per esempio, gli utenti dei social media scoprono nuovi prodotti, servizi ed esperienze attraverso post acquistabili e negozi in-App su Pinterest, YouTube, TikTok, Facebook, Instagram, etc.
2) Experience-driven: questi canali si basano sulle esperienze e consentono contestualmente lo shopping, più comunemente in live streaming, ma anche con AR/VR o giochi.
Es. Case Obsess “Shop with Friends”: consente alle persone di fare acquisti nei virtual store insieme a gruppi di amici.
3) Network-driven: le persone sfruttano i social network per acquistare e/o vendere. Rientra in questo scenariol’opportunità di riunirsi per ottenere sconti all’ingrosso, un modello utilizzato con successo da Pinduoduo in Cina, che ora ha più acquirenti attivi di Alibaba.
Oppure le persone possono usare la propria influenza e la propria rete per aumentare le vendite di un brand e guadagnare commissioni.
L’indiana Meesho ha oltre 13 milioni di imprenditori che si connettono con i propri clienti sui social media come WhatsApp.

 

Il social commerce ha quindi un suo ecosistema, all’interno del quale qualsiasi brand, grande o piccolo, può vendere e ogni individuo può ora diventare o creare un proprio “marchio” e raggiungere direttamente un mercato, o una serie di mercati.
Questo ha implicazioni estremamente positive per le piccole imprese in quanto potenzialmente capace di raggiungere mercati enormi che prima non erano semplicemente disponibili.

La situazione sta cambiando radicalmente: anziché una manciata di grandi rivenditori e brand che vendono a milioni di mercati di massa, stiamo ora vedendo milioni di individui e piccole imprese che vendono tra loro all’interno di un vasto ecosistema di social commerce. Il risultato è che i grandi brand dovranno continuare ad affrontare la crescente concorrenza di migliaia di piccole imprese.

 

*Source: Statista – Worldwide – 2020
**Source: Astound Commerce – Worlwide – July 2021, 1.000 Global Shoppers
***Source(s): Censuswide; magazine media; Wunderman Thompson

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