Smart working e lavoro in remoto
Smart Working e Lavoro in Remoto: quali sono le differenze?
Il lockdown ha portato con se nuove modalità di lavorare per un parte della popolazione.
Se per freelance, piccole società di consulenza, come M2 Consultancy, lo smart working è la norma, per molti è stata una novità.
In realtà, però, quello che è stato definito anche a livello governativo modello di lavoro “agile”, non è esattamente Smart Working, bensì Lavoro in Remoto.
Cosa significa effettivamente Smart Working?
Significa semplicemente lavorare al di fuori di un “normale” modello di lavoro. È un modo di lavorare adatto alle proprie esigenze. Per chi è dipendente, e quindi ha un classico lavoro d’ufficio, la formula Smart Working si costruisce ad esempio comprimendo le ore di una settimana, grazie a giorni più lunghi e ad esempio al venerdì libero tutto l’anno, oppure nella possibilità di scegliere, sulla base del proprio schedule, quando lavorare da casa, riuscendo comunque a garantire produttività ed efficienza (dove viene quindi impostato il numero di ore lavorate per anno e quando e dove lavorare lo si sceglie).
Società come Amazon incentivano da anni lo Smart Working. Se un dipendente soffre di insonnia e preferisce lavorare di notte, da casa, e di giorno recuperare le ore di sonno, lo può fare. L’importante è l’output, le sue performance, e non la presenza alla scrivania all’interno di uno dei fantastici uffici sparsi per il mondo.
Essenzialmente lo Smart Working consente alle persone di lavorare in modo flessibile, consono alle proprie esigenze, senza ledere i risultati. Semplicemente non si è vincolati ad un orario, ad una scrivania e ad una formula canonica 9-18.
La libertà dovrebbe portare con sé positività, aumento della creatività e senso di indipendenza e responsabilità.
Lo Smart Working è uguale al Lavoro in Remoto?
Una specie. Il Lavoro in Remoto, o lavoro a distanza, è un tipo di lavoro flessibile, il che significa che non ci si sposta quotidianamente in un ufficio e può anche essere definito Telelavoro o “lavoro da casa”. Lavorare a distanza significa lavorare da qualsiasi luogo. In effetti, alcuni lavoratori in remoto non “incontrano” fisicamente i loro datori di lavoro, ma connettendosi digitalmente possono effettivamente trovarsi da qualsiasi parte del mondo. Purtroppo però, il Lavoro in Remoto, specialmente in lockdown causa Covid-19, finisce per essere gestito dal tavolo della cucina, o per i più fortunati da una scrivania/ufficio di casa.
Devo essere libero professionista per Lavorare in Remoto?
Non è necessario. Sebbene il lavoro a distanza sia estremamente popolare tra i liberi professionisti, le piccole imprese e le start-up, anche nelle grandi corporation ormai è diventato una formula abbastanza comune. Probabilmente post pandemia molte società, che hanno dovuto adottare la modalità di lavoro da remoto per necessità, continueranno a garantire questa possibilità ai propri dipendenti e collaboratori.
Una volta dimostrato all’atto pratico che il lavoro può proseguire ed essere portato avanti nello stesso modo, e in alcuni casi, anche in maniera più funzionale, la paura di non vedere fisicamente le risorse alla scrivania si allontaneranno sempre più; senza contare un vantaggio che molte società hanno scoperto da tempo, uffici più piccoli, più economici, perché in realtà i dipendenti e i collaboratori non si troveranno mai tutti insieme lo stesso giorno in ufficio con la necessità di avere una scrivania a disposizione.[:en]<[:]